- dall'Omelia
del Santo Padre Benedetto XVI
nella Basilica di S.Pietro nella Notte di Natale
(25.12.2008) -
Nei Padri della Chiesa si può trovare un commento sorprendente circa il canto con cui gli angeli salutano il Redentore.
Fino a quel momento – dicono i Padri – gli angeli avevano conosciuto Dio nella grandezza dell’universo, nella logica
e nella bellezza del cosmo che provengono da Lui e Lo rispecchiano. Avevano accolto, per così dire, il muto canto di lode della creazione e l’avevano trasformato in musica del cielo.
Ma ora era accaduta una cosa nuova, addirittura sconvolgente
per loro. Colui di cui parla l’universo, il Dio che sostiene il tutto
e lo porta in mano – Egli stesso era entrato nella storia degli uomini, era diventato uno che agisce e soffre nella storia.
Dal gioioso turbamento suscitato da questo evento inconcepibile, da questa seconda e nuova maniera in cui Dio si era manifestato – dicono i Padri – era nato un canto nuovo, una strofa del quale il Vangelo di Natale ha conservato per noi: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini”.
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Il carattere di basilica pontificia della nostra chiesa ci impegna particolarmente a seguire il magistero del Papa.
Questo testo così bello di Benedetto XVI , teologo e musicista, è stato riportato sul programma del Concerto natalizio che si è svolto nella nostra basilica il 20.12.2009 ed è stato letto a chiusura del Concerto stesso.